Matteo Bocelli
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Matteo Bocelli
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«Dovesse andar male, ci sono sempre i trattori dell’azienda di famiglia». Se il cognome che porta gli si rivolterà contro, Matteo, figlio del maestro Andrea Bocelli (avuto dalla ex moglie, Enrica Cenzatti), ha già in tasca il piano B. Che smorza tensioni, aspettative, il suo essere tutto scuro – capelli, sopracciglia, occhi, barba – in un sorriso benevolo. «Al momento sono solo uno studente al Conservatorio Luigi Boccherini di Lucca su un trampolino di lancio alto, importante», dice.

Il direttore artistico del 69esimo Festival, Claudio Baglioni, nel raccontare di questo duetto padre-figlio che ha scelto di avere nel suo Sanremo (si è già «compiuto» al Madison Square Garden di New York e al Late Show di Stephen Colbert), ha parlato – scherzando (o anticipando polemiche) – di «nepotismo». «Ma raccomandazioni non esistono, è il pubblico che decide se sei credibile o meno», si auto-rassicura Matteo che – dopo un servizio fotografico per Guess al fianco di Jennifer Lopez ora dichiara di volere conoscere dietro le quinte Ultimo. «E nessun passaggio di testimone», garantisce il tenore. «Non è ancora tempo per me, né ci sono ancora le condizioni di riceverlo, in lui: sarebbe chiedergli troppo. Lo chiamerei piuttosto uno “scambio simbolico”, un “augurio paterno molto sentito” per questo inizio di carriera, che dovrà però essere seria e fondata, con la C maiuscola».

Bocelli (primo) si sente «più fortunato» di suo padre. «Venticinque anni fa, quando al Teatro Ariston tutto per me iniziò, lui – grande sostenitore del mio sogno – con mia madre era in fondo alla sala. Io invece sto sul palco, a divertirmici con mio figlio». «Cantiamo insieme da che ero un bambino», continua Matteo, «cantiamo sempre nei miei ricordi». Cantano insieme così anche Fall on me che i più conosceranno come colonna sonora del film Disney Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni, con quasi 37 milioni di visualizzazioni su YouTube ed è tratto da , l’ultimo album del maestro, che il 10 e il 17 febbraio si esibirà al Metropolitan Opera House di New York. «Si vive in un mondo pieno di no. Ogni no che viene detto se non ben giustificato lascia una ferita. Io, che nella vita mi sono sempre sforzato di essere positivo, ho voluto onorare questa parola. Che è la risposta che vorremmo a ogni richiesta: di bacio, abbraccio, perdono. L’ho trovato un titolo poetico e attuale». Ma i «no» sono importanti. Da genitori, soprattutto (Andrea Bocelli è padre anche di Amos, laureato in Ingegneria, e di Vittoria, nata dall’unione con Veronica Berti): «Matteo (oggi oltre 176 mila follower su Instagram, ndr) era vivace, a scuola. Un anno – era in terza media – prendeva una nota dietro l’altra. “La prossima sono costretto a punirti”, gli ho detto onestamente. La prossima è arrivata. E lui ha avuto la punizione promessa, che non fu cruenta, ma spiegata: “Niente più telefono, playstation, computer”. Risultato? Di senso. Non ha più preso una nota in vita sua».

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