Dal momento che produce trombi, la Covid 19 dovrebbe avere un altro nome. Dovrebbe essere classificata come “febbre virale trombotica“. Ad avanzare questa ipotesi sono i membri dell’Istituto di ricerca Oswaldo Cruz, autori di un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Memorias. Gli esperti spiegano che il Sars-Cov-2, il virus responsabile della Covid 19, può provocare delle ostruzioni nella circolazione sanguigna, ovvero dei trombi.

Per questa ragione dovrebbe essere classificata come febbre virale trombotica. Allo stato attuale è invece classificata come Sars (Severe acute respiratory syndrome, ovvero “sindrome respiratoria acuta grave”).

Il coronavirus scoperto nella provincia di Hubei, in Cina, alla fine del 2019, è diventato noto in tutto il mondo per aver causato la Covid-19. Abbiamo trovato prove inconfutabili nella letteratura attuale che Covid-19 è la prima malattia virale che può essere etichettata come febbre trombotica virale. Il nostro articolo sottolinea che SARSCoV-2 va ben oltre la polmonite o la SARS. Le infezioni da Covid-19 promuovono notevoli interazioni tra endotelio, coagulazione e risposta immunitaria, creando un background in grado di promuovere una “tempesta trombotica”, molto più di una “tempesta di citochine”.

Nei pazienti ospedalizzati – aggiungono gli autori – vediamo manifestazioni trombotiche nonostante la consueta pratica clinica della tromboprofilassi.

Covid 19: le conclusioni degli esperti

L’articolo riporta la forma di un nutrito numero di specialisti che lavorano in terapia intensiva, in cardiologia, in ematologia, virologia, immunologia e nel campo della biologia molecolare. Attraverso il loro lavoro, gli esperti vogliono anche richiamare l’attenzione su un test, la tromboelastometria rotazionale (ROTEG), che permetterebbe di identificare efficacemente i pazienti affetti dalla malattia che rischiano di andare incontro a un problema di ipercoagulazione.

La valutazione dei parametri della coagulazione è importante almeno quanto la valutazione dei parametri respiratori nei pazienti con Covid-19.

Fra i potenziali bersagli per il trattamento della Covid, gli esperti richiamano infine l’attenzione su un enzima essenziale di SARS-CoV-2, Mpro, che ha mostrato un’interazione con i farmaci anticoagulanti.

via | Ansa, Memorias
Foto di Miguel Á. Padriñán da Pixabay

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