Bruce Willis,  il grande attore statunitense,  è affetto da afasia, la perdita della capacità di comporre o comprendere il linguaggio ed è costretto ad abbandonare la recitazione.





La famiglia ha annunciato la malattia di Bruce Willis

Lo ha rivelato la famiglia dell’attore e produttore americano, con un post su social media.  Bruce Willis, 67 anni, ex marito di Demi Moore, ha raggiunto la notorietà interpretando John McClane nel film Trappola di cristallo (1988), primo capitolo della serie cinematografica Die Hard.

Il post della famiglia

Il post con l’annuncio della malattia e dell’addio alle scene è firmato dall’attuale moglie di Willis, Emma Heming Willis, dall’ex moglie Demi Moore e dai suoi figli Rumer, Scout, Tallulah, Mabel ed Evelyn. “Questo è un momento davvero impegnativo per la nostra famiglia – si legge nel post – e apprezziamo molto il vostro amore e il vostro supporto. Lo stiamo attraversando come una forte famiglia unita e vogliamo coinvolgere i suoi fan perché sappiamo quanto significhi per voi, come per lui. Come dice sempre Bruce, ‘Live it up’ (vivi alla grande, ndr) e insieme abbiamo intenzione di fare proprio questo”.

Le avvisaglie della malattia

Recentemente erano circolate voci sul fatto che l’ex marito di Demi Moore (59 anni), interprete di successi del calibro di Armageddon – Giudizio finale, Quinto elemento e L’esercito delle 12 scimmie andasse sul set dotato di auricolare, in quanto le battute gli debbano essere suggerite. Il motivo? L’attore statunitense  starebbe progressivamente perdendo la memoria, tanto da mettere a rischio la sua carriera.
Secondo alcuni media, l’iconica star del cinema d’azione – che ha compiuto 67 anni il 19 marzo – negli ultimo tempi avrebbe iniziato a sfornare una serie di B-movie uno peggio dell’altro per guadagnare più soldi possibili mentre è ancora in grado di lavorare. Stando a quanto riferiva la versione neozelandese dell’Herald, Bruce Willis proprio perché impegnato a combattere contro la perdita di memoria. Per questo starebbe inanellando film su film dal basso budget e dalle basse pretese che finiscono direttamente sulle piattaforme video per guadagnare più soldi possibili mentre è ancora in grado di lavorare.


Le condizioni di salute della star della saga di “Die Hard” erano state oggetto di nuove voci online alcune settimane fa, dopo alcune rivelazioni apparse durante il 2021 sul magazine di showbiz OK!.Ma, al momento, non erano stati diagnosticati a Bruce Willis disturbi, ma fonti ben informate avevano precedentemente rivelato che le sue lotte con la perdita di memoria erano iniziate da molto tempo.

Cos’è l’afasia

L’afasia di cui soffre Bruce Willis comporta la progressiva perdita della capacità di comunicare. Si tratta di un disturbo del linguaggio – una delle funzioni più caratterizzanti dell’essere umano – causato da lesioni in particolari aree della corteccia cerebrale dell’emisfero dominante.

Le cause dell’afasia

La gravità dell’afasia – studiata particolarmente alla fine dell’800 dal neurologo e chirurgo francese Paul Pierre Broca, che primo intuì la correlazione tra un danno del cervello e questo disturbo – dipende dalla sede e dalla dimensione del danno cerebrale. Questo, nel 90 per cento dei casi, riguarda il lobo frontale e temporale. Analoga variabilità riguarda le cause. L’afasia è perlopiù la conseguenza di un altro problema di salute: un ictus cerebrale, la rottura di un aneurisma, un trauma cranico o un tumore del cervello. Più rara l’insorgenza a partire dal botulismo – la malattia provocata dalla tossina botulinica – e dalla sclerosi multipla. Ma l’afasia può anche avere un’origine degenerativa, di natura primaria. Anche le forme del disturbo dipendono dalla posizione e dalla gravità del danno.

I vari aspetti della patologia

L’afasia fluente (o di Wernicke) permette a chi ne soffre di esprimersi in maniera fluente e articolata. Ma con frasi prive di senso o che includono parole errate. Queste persone – nel loro caso il danno è la conseguenza di un danno alla rete linguistica nella parte sinistra del cervello – faticano a riconoscere le lacune presenti nei loro discorsi. E a comprendere la lingua parlata dagli altri. Diversa invece è la manifestazione di una afasia non fluente (o di Broca). I pazienti, in questo caso, sanno cosa vogliono dire. Ma faticano a pronunciare le parole, si esprimono con frasi brevi o omettono termini necessari alla comprensione. Al contrario, possono comprendere meglio (rispetto a chi soffre di afasia fluente) i discorsi degli altri.

La forma più grave – che è quella che più spesso si riscontra a seguito di un ictus – è però l’afasia globale. In questo caso un danno esteso alle reti linguistiche comporta una grave disabilità: con difficoltà tanto nell’espressione quanto nella comprensione del linguaggio. L’afasia progressiva primaria è invece la forma che non dipende da uno degli eventi (ictus, tumore cerebrale, trauma cranico) citati. Si tratta di una sindrome neurologica dalla diagnosi complessa, che deriva principalmente da una degenerazione dei centri del linguaggio presenti nelle aree fronto-temporali sinistre. Il disturbo esordisce lentamente e costituisce la prima manifestazione di una forma di demenza. Nell’articolare una frase, il paziente inizia a non inserire più le parole desiderate. E, poco alla volta, perde la capacità di comunicare.

Come si cura l’afasia

La diagnosi di afasia parte dall’anamnesi. Nel caso in cui compaiano improvvisamente difficoltà di parlare, ricordare le parole, leggere, scrivere o capire i discorsi è importante rivolgersi a un medico. Riscontrati i sintomi, nel caso in cui ci si trovi di fronte a un paziente affetto da una delle condizioni indicate, il rischio di essere di fronte a un caso di afasia è piuttosto alto. Per la conferma si ricorre comunque a un test del linguaggio. E all’imaging – TAC o risonanza magnetica – per individuare l’area del cervello danneggiata. Un passaggio necessario – visto che le forme di afasia variano in base all’area cerebrale interessata – per formulare una corretta diagnosi. Il riconoscimento della causa è un passo importante anche per la terapia. Nel caso in cui sia presente un tumore che comprime l’area cerebrale del linguaggio, l’intervento chirurgico può migliorare anche l’afasia. Non esistendo una terapia medica, in generale però è la logopedia il primo passo della neuroriabilitazione. La durata del trattamento è variabile.

 

 

 

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