Ricovero in ospedale per Coronavirus, cosa dobbiamo sapere? Le cure in ospedale si rendono indispensabili quando si passa da sintomi lievi e moderati, che possono essere trattati a casa, sotto la supervisione costante del medico di base, a disturbi che possono destare maggiore preoccupazione e che devono essere tenuti sotto stretto monitoraggio.

Paolo Bonfanti, direttore del reparto di Malattie infettive dell’Ospedale San Gerardo e professore di Infettivologia all’Università di Milano Bicocca, a Repubblica spiega che bisogna tenere in considerazioni molti fattori. Soprattutto se consideriamo che non esistono ancora farmaci utili a rallentare o bloccare il virus ai primissimi sintomi.

Bisogna ovviamente valutare caso per caso e in questo il primo approccio dei medici di medicina generale è fondamentale. E poi bisogna capire chi può essere trattato a casa e chi, invece, necessita subito di ricovero in ospedale, prima che la situazione peggiori drasticamente.

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Ricovero in ospedale per Coronavirus nei casi più gravi

In caso di forma lieve, con sintomi come febbre, tosse, mal di gola, malessere, congestione nasale, mal di testa, nausea, vomito, dolori muscolari, diarrea, perdita di olfatto e gusto, si può procedere con le cure domestiche. Ma non in caso di persone anziane o immunodepresse, che vanno monitorate con maggiore attenzione. Chi, invece, mostra i sintomi dell’insufficienza respiratoria, dovrebbe subito essere curato in ospedale.

Tra la prima e la seconda ondata il grande passo in avanti è stato fatto grazie all’utilizzo dei farmaci corticosteroidi: nel nostro ospedale hanno dimezzato la mortalità, sebbene la malattia si sia presentata esattamente identica nei due casi. Va detto, però, che questi farmaci si sono dimostrati efficaci solo in chi aveva già sviluppato la polmonite e necessitava di ossigeno. Usati in fasi precoci della malattia, invece, finora hanno dato risultati contraddittori. Ricordiamo che molte persone guariscono da sole grazie al loro sistema immunitario e il cortisone può avere effetto dannoso, perché è immunosoppressivo.

Queste le parole dell’esperto a Repubblica.

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