Il Poke – si legge con l’accento sulla e – è tra i piatti più consumati negli ultimi mesi. Originariamente arriva dalle isole Hawaii, dove generalmente aveva quattro ingredienti: pezzi di pesce crudo pescato nelle acque dell’Oceano Pacifico, alghe, noci kukui e sale marino.  La parola Poke vuol dire proprio “affettare trasversalmente”.  In realtà la versione che mangiamo noi è molto diversa. È prevista generalmente la presenza di riso o quinoa e di tanti altri ingredienti. Viene servita in una bowl, che non è altro che la traduzione della parola ciotola. Il fatto che ci sia il pesce crudo, frutta come l’avocado o il mango, alghe e verdure lo fa considerare un piatto salutare e anche bello visto che è molto colorato. In troppi sono convinti che sia ipocalorico, ma questo dipende da come lo componiamo. Se usiamo il riso, aggiungiamo frutti calorici come l’avocado o le olive, lo condiamo con salse può diventare molto calorico.

Poke: i punti di forza

I punti di forza sono tanti. Innanzitutto c’è un buon apporto di vitamine, sali minerali, antiossidanti e fibre grazie alla presenza della frutta e della verdura. Il pesce e le alghe garantiscono la presenza del prezioso iodio. In più contenendo in genere pesce e molluschi fornisce proteine di ottima qualità. Ma c’è di più. Generalmente la ciotola contiene un buon apporto di Omega 3 e di ferro, essenziali per il nostro benessere.

Anche i grassi contenuti sono di buona qualità. Oltre a quelli del tonno e del salmone, ci sono quelli di frutta come l’avocado, che è del tutto simili a quelli del prezioso olio extravergine di oliva, che spesso è presente. Mango e papaya assicurano anche l’assunzione di polifenoli, carotenoidi e probiotici. La presenza di riso, soprattutto nella versione integrale, apporta carboidrati complessi, fibre e vitamine del gruppo B, oltre a dare un ottimo senso di sazietà, che ci impedirà di avere fame subito dopo.

Poke: quali sono i rischi?

Il primo e più importante rischio è quello della sindrome sgombroide. Si tratta di una intossicazione alimentare da pesce crudo che può avere anche conseguenze particolarmente gravi. Per poter essere mangiato senza dare problemi il pesce crudo dev’essere freschissimo. Com’è noto si tratta di carni che vanno facilmente a male, soprattutto quelle del salmone e del tonno, che sono grasse. Oltre alla freschezza, bisogna essere sicuri che il ristoratore ne abbia abbattuto la temperatura nell’apposito abbattitore. Si tratta di uno strumento che in pochi minuti riesce a far scendere la temperatura di un alimento di molti gradi sotto lo zero. Se il pesce crudo lo conserviamo in casa deve stare per almeno 96 ore nel freezer. È l’unico modo per avere la certezza di eliminare le pericolose larve di Anakis. Si tratta di un parassita che si presenta come minuscoli vermetti bianchi che possono infestare il pesce e causare disturbi anche gravi nell’uomo.

Poke: sicuri che sia ipocalorico?

Di solito mangiamo il Poke a lavoro o a casa, facendocelo portare dai servizi di Delivery. Ce ne sono già pronti, ma spesso preferiamo comporlo da soli scegliendo gli ingredienti che ci piacciono.

Certo, ci sono versioni light. Ad esempio se la base è con insalata o quinoa le calorie si abbassano. Se scegliamo solo pesce crudo e qualche verdura, nessun problema. Il rischio però è che potendo scegliere tra tanti ingredienti si possa esagerare con la frutta, che è calorica, optare magari per il riso bianco e con condimenti che fanno salire vertiginosamente il numero delle calorie.

Ci sono alternative nella dieta mediterranea?

Come succede spesso per i cibi alla moda che arrivano dall’estero, in realtà esistono alternative anche più economiche nella nostra tradizione. Il pesce crudo è tipico di molte regioni italiane, Sicilia in testa. Basta aggiungere un’insalata magari con della frutta secca o dei frutti di bosco per avere gli stessi risultati.

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