Piccola, ma importante, la tiroide si fa “notare” in ben 6 milioni di italiani. Nonostante i disturbi a questa ghiandola colpiscano trasversalmente uomini e donne, bambini, giovani e anziani, è il sesso femminile ad essere più colpito, con un buon 10% che sviluppa un disturbo nel corso della vita. Soprattutto andando avanti con l’età.

Ipotiroidismo e ipertiroidismo

Le patologie tiroidee più frequenti sono l’ipotiroidismo, quando la ghiandola funziona poco o è stata asportata dal chirurgo, e l’ipertiroidismo, cioè quando funziona troppo. «Nel primo caso è colpito il 5% della popolazione italiana, nel secondo l’1-2% – afferma Vincenzo Triggiani, segeretario dell’Associazione Medici Endocrinologi. «In entrambi i casi è importante una diagnosi e una terapia precoci». Nel caso di ipotiroidismo, l’impatto sulla salute e la qualità di vita «varia in relazione alla gravità, all’età e alla condizione della persona colpita, con una maggiore vulnerabilità e possibili maggiori danni se insorge in gravidanza o durante l’accrescimento». Mentre per l’ipertiroidismo bisogna stare attenti agli effetti negativi che può causare l’eccesso di ormone tiroideo, «in particolare a carico del cuore, soprattutto nel paziente anziano o in chi ha già problemi cardiaci» sottolinea l’esperto.

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Tanti noduli, ma soprattutto benigni

C’è poi la patologia nodulare tiroidea, un’altra condizione piuttosto frequente, le cui diagnosi sono aumentate negli ultimi anni grazie all’utilizzo di metodi diagnostici più precisi. «Mentre gli studi epidemiologici basati sulla palpazione del collo documentavano la presenza di noduli alla tiroide nel 3-5% della popolazione adulta, con l’introduzione su larga scala dell’ecografia tiroidea si è compreso che essi sono presenti in almeno il 30-50% della popolazione adulta» spiega Andrea Frasoldati, presidente dell’Associazione Italiana della Tiroide. Nella maggior parte dei casi, però, si tratta di noduli benigni: i tumori tiroidei maligni corrispondono a non più del 3-4% dei noduli che vengono riscontrati nella pratica clinica quotidiana (scopri qui i sintomi).

La settimana mondiale: 20-26 maggio 2019

Il tema scelto per la Settimana Mondiale della Tiroide 2019, che si svolge dal 20 al 26 maggio (e il 25 maggio è la giornata mondiale), è “Amo la mia tiroide… e faccio la cosa giusta”. Il principale obiettivo è sensibilizzare la popolazione in merito ai problemi connessi alle malattie della tiroide e alla loro prevenzione. E prima si inizia a prendersi cura di questa ghiandola, meglio è. «Garantire una funzionalità tiroidea ottimale è di fondamentale importanza in età pediatrica, perché assicura un adeguato sviluppo psico-fisico dall’epoca prenatale fino all’adolescenza» afferma Alessandra Cassio, consiglio direttivo della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica. «Anche una carenza iodica moderata può portare al mancato raggiungimento del potenziale intellettivo del bambino. Per questo, è in atto un progetto formativo sul tema della iodoprofilassi per gli insegnanti della scuola primaria e secondaria. Inoltre, lo screening neonatale dell’ipotiroidismo congenito rappresenta oggi un successo consolidato nella prevenzione della disabilità mentale attraverso una diagnostica precoce di questa patologia».

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La prevenzione passa attraverso lo iodio

La carenza di iodio, costituente essenziale degli ormoni tiroidei, è difatti una delle cause più frequenti dei disturbi alla tiroide in tutta la popolazione mondiale. Un apporto di iodio insufficiente può provocare gozzo, noduli o ipotiroidismo. «Il fabbisogno quotidiano stimato di iodio è di 150 microgrammi per gli adulti, 90 per i bambini fino a 6 anni, 120 per i bambini in età scolare e 250 per le donne in gravidanza e durante l’allattamento. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda il consumo di sale iodato e, se necessario, una quantità supplementare di iodio attraverso gli integratori» spiega Massimo Tonacchera, segretario dell’Associazione Italiana della Tiroide.

In Italia

A 14 anni dall’approvazione della legge che ha introdotto il programma nazionale di iodoprofilassi, l’Italia inizia a ottene buoni risultati nella corsa alla iodiosufficienza. «I risultati di questo programma di prevenzione cominciano ad essere tangibili» afferma Antonella Olivieri, responsabile scientifico del”Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia. «Dai risultati preliminari del monitoraggio 2015-2019 di nove Regioni (Liguria, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Calabria e Sicilia) si mette in evidenza l’aumento della vendita di sale iodato nella grande distribuzione, che raggiunge il 65% di tutto il sale venduto, ma soprattutto un maggiore utilizzo di sale iodato nelle mense scolastiche (75%). I dati hanno inoltre confermato la iodosufficienza in Liguria e Toscana, il netto miglioramento dello stato nutrizionale iodico di alcune aree della Sicilia e il raggiungimento della iodosufficienza in Emilia-Romagna, Marche, Lazio e Umbria».

Non solo in città

Un risultato particolarmente interessante emerso da queste analisi preliminari è che la iodosufficienza non è raggiunta solamente nelle aree urbane di riferimento ma anche nelle aree rurali interne a maggior rischio di iodocarenza, suggerendo una maggiore omogeneità dello stato nutrizionale iodico rispetto al passato.

 

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